giovedì 5 novembre 2020

Riuso creativo

 


Con l'upcycling si cerca di vedere le cose che ci circondano in maniera diversa, dando agli oggetti, ormai in disuso, funzioni e significati diversi da quelli che siamo abitutati a considerare. Volendo tradurre il termine potremmo usare l'espressione "riuso creativo", cioè l'oggetto scartato acquista un nuovo valore rispetto a quello originario.

Parecchi anni addietro, pur senza conoscere il termine upcycling, ho iniziato ad applicarlo quasi per caso, trasformando alcune bottiglie in abat jour per la mia cameretta. Solo negli ultimi anni però mi sono davvero inoltrato in questo mondo, appassionandomi e sperimentando nuovi utilizzi di oggetti e materiali. Successivamente ho ricevuto in regalo il manuale di Max McMurdo che definisce l'upcycling l'arte del recupero ricco di idee originali; l'autore, ai suoi inizi, veniva considerato un personaggio strano che rovistava nei cassonetti dell'immondizia e poi progettava, tagliava, carteggiava e modificava gli oggetti che trovava per venderli come opere esclusive e di tendenza. Un libro da leggere per apprendere un nuovo modo di fare ecologia, dando nuova vita a oggetti che hanno esaurito il loro compito: riduciamo i rifiuti e quindi proteggiamo l'ambiente.

Normalmente riesco a creare qualcosa di nuovo durante l'inverno, quando i lavori in campagna mi lasciano più spazio: la maggior parte delle mie creazioni sono illuminazioni per l'agriturismo che, insieme a mia moglie, gestiamo nelle Langhe (cascina sant'eufemia). Ma anche arredi e complementi destinati a rendere speciale ed accogliente una vecchia casa di Monasterolo, a fianco de Il gril avocat, che ho in progetto di ristrutturare.

Vi terrò aggiornati e, intanto, iniziate ad approfondire il tema anche voi: sono sicuro che vi appassionerete e divertirete!




domenica 28 giugno 2020

Carpione che passione!



Gipo Farassino, cantautore torinese del passato, raccontava di un prete che, durante la messa, al posto del vino dolce aveva trovato un vino acido e, così, aveva finito per gustare "nos-sgnor 'n carpiun".
Quando arriva l'estate e i primi caldi, in Piemonte si inizia a pensare al carpione: un tipo di marinatura con aglio, aceto (destin gram), cipolle e salvia in cui verdure, uova, carne o pesce precedentemente fritti vengono fatti riposare per almeno un giorno prima di gustarli freddi.
Nella nostra Regione il carpione prevede uova, zucchine e cotoletta impanata, ma in alcune zone vengono anche usati i pesci di acqua dolce (noi abbiamo preparato la trota perchè ci piace tanto). Questo piatto è un cibo della tradizione contadina, probabilmente arrivato in città grazie alle donne di provincia che andavano a servizio in cucina nelle case della borghesia torinese. Negli anni 60 e 70 a Torino il carpiun, insieme alle anciove al verd e ai tumin elettric, era uno dei piatti tipici di piole e bocciofile lungo il Po.
Come posso dimenticare le serate passate con gli amici, alla fine degli anni 70 e inizio 80, alle vecchie Cantine Risso? Una vera piola (differente dal ristorante che c'è oggi) dove a quelle prelibatezze si abbinavano pintun di barbera imbevibili (figlia di quei tempi) o freschi bianchi frizzantini, accompagnati immancabilmente da grilet 'd bagigie. E ancora le chiacchiere casuali con i vejot habitué... Ecco serviti tutti gli ingredienti per creare un'atmosfera insieme unica e famigliare.
Se non avete mai provato il carpione non dovete aspettare oltre...e buon appetito!



sabato 13 giugno 2020

Urtije

" Lei sa che ogni letto di sposa
è fatto di ortica e mimosa"



Così cantava Fabrizio De Andrè, proprio a sottolineare il fastidio provocato quando si viene a contatto con le ortiche: bruciore e prurito!
Non tutti i mali vengono per nuocere, così questa pianta è anche nota per le sue proprietà medicinali, per la preparazione di pietanze e, nel passato, per l'uso nel campo tessile. Mi ricordo ancora quando mia nonna mi mandava a raccoglierle per poi preparare semplici piatti della tradizione contadina: delle vere leccornie!
Il mio preferito era il risotto alle ortiche che recentemente la mia dolce mogliettina ha cucinato.
Ricetta per 4 persone:
320 gr riso
150 gr foglie di ortica
100 ml di vino
1 cipolla bianca
brodo vegetale
40 gr burro
60 gr parmigiano
sale e olio
Preparare le verdure per il brodo vegetale aggiungendo alcune foglie d'ortica: quando è pronto, frullare il tutto ottenendo un composto cremoso. A parte far sbollentare le ortiche mondate (in particolare eliminare il gambo) per pochi minuti, scolarle e tritarle. In un tegame di medie dimensioni far soffriggere per pochi minuti la cipolla precedentemente tritata, unire il riso e farlo tostare sfumando con del vino bianco (anche se noi abbiamo usato quello rosso di nostra produzione).
Aggiungere poco alla volta il brodo vegetale e quando si è circa a metà cottura incorporare le foglie di ortica precedentemente tritate. A fine cottura mantecare con burro e parmigiano.


  
Nel periodo primaverile/estivo non perdete l'occasione per preparare anche la frittata di ortiche, da gustare sia calda che fredda, magari abbinandola con un buon aceto di vino rosso ( destin gram).
Preparazione: in una terrina sbattete leggermente 6 uova e un pizzico di sale. Pulite e lavate le ortiche (con i guanti, mi raccomando) in modo da ottenere circa 150 gr  di punte pulite: insaporitele per 10 minuti in una padella, dopo aver scaldato 3 cucchiai d'olio. A metà cottura versare anche le uova sbattute e far dorare la frittata da entrambi i lati.



L'ortica ( nettle - nessel - ortie ) si può utilizzare anche per altre ricette, ma il mio intento è quello di incuriosirvi e avvicinarvi a questa gustosissima erba...ma non troppo, mi raccomando!

mercoledì 3 giugno 2020

Destin gram


Spesso l'aceto è un prodotto sottovalutato a cui non si attribuisce l'importanza che meriterebbe: un buon aceto modifica e impreziosisce il sapore di svariati piatti della cucina italiana. Uno dei piatti tipici  della tradizione contadina piemontese è il carpione (di cui vi parlerò in un altro post) di cui esistono parecchie varianti: nel basso Piemonte si parla di zucchine, uovo in camicia o fritto e la milanese di vitello.
 Una componente che rende l'aceto un prodotto di valore è il tempo, sempre più prezioso, per la società dei nostri giorni. Infatti occorre una gran dose di pazienza per produrre aceto con il metodo tradizionale: è necessario del buon vito (www.cascinasanteufemia.it) che viene posto a riposare in botti di legno, senza fretta, per almeno un anno intero; il processo viene accelerato con l'aggiunta della madre, una sostanza solida di consistenza vischiosa che si forma nell'aceto stesso.
L'aceto prodotto con questo metodo ha il pregio dell'essere naturale, anche se non ha caratteristiche costanti: infatti a volte può risultare opaco e può cambiare il colore con la stagione.
Come in tutte le passioni, ti lasci prendere e vuoi fare nuovi esperimenti…, così sono arrivato a produrre piccolissime quantità di aceto di vino aromatizzato, ottenuto (nel mio caso) mettendo in macerazione erbe, foglie o solamente frutti di diverse essenze.
Uno dei miei primi esperimenti è stato con il timo selvatico raccolto nel sottobosco, mentre ultimamente ho utilizzato le bacche e le foglie di mirto piantato in giardino qualche anno fa.

   

mercoledì 29 aprile 2020

Dona una pianta


Il 2020 è l'anno internazionale della salute delle piante, anche se non verrà ahimè ricordato per questo! L'Assemblea generale delle Nazioni Unite richiama l'attenzione sulla realtà vegetale, importante nell'ambito della sicurezza alimentare, delle materie prime e della biodiversità. Salvaguardare la salute delle piante, per l'uomo, vuol dire proteggere se stesso: quasi l'80% del cibo consumato dall'uomo, secondo la FAO, è di origine vegetale, così come lo è il 98% dell'ossigeno presente sulla terra.
Gli alberi aiutano ad assorbire la CO2 presente nell'aria, ne migliorano la qualità e aiutano a limitare i danni del cambiamento climatico; filtrano inoltre l'acqua che beviamo e forniscono l'abitat a oltre l'80% della biodiversità nel mondo.
E' per questo che abbiamo deciso di piantare e dedicare un albero alle persone che soggiorneranno presso Il gril avocat , la nostra casa di famiglia a Monasterolo Casotto: un atto semplice, originale e destinato a durare nel tempo; un gesto di valore verso il prossimo e di cura verso la natura.
Avremmo già dovuto piantare il primo albero in primavera per i nostri ospiti - specialfriends - che hanno soggiornato a Capodanno, ma la chiusura totale a causa del corona virus ci ha obbligati a rimandare il tutto, speriamo, al prossimo autunno.
In quest'ultimo periodo ci sono parecchie associazioni ed enti (ma anche diverse iniziative private) che hanno sposato questa causa: adotta o dona un albero, un regalo speciale e concreto per l'ambiente e quindi per tutti noi.
Ora che abbiamo tutti più tempo per pensare, ragioniamoci su: è una goccia, ma tante gocce riempiono il mare!

  

domenica 19 aprile 2020

Dopo la quarantena...Quo vadis?


In questo periodo di quarantena tutti professiamo il "prodotto in Italia", ma in TV ci dicono che siamo in lock down, quasi che alla nostra lingua mancassero i termini per spiegare una situazione come quella che stiamo vivendo. Di sicuro stiamo tutti avendo modo di guardare dentro noi stessi e capire quante cose facevamo prima senza dar loro alcun valore, o quasi: adesso a qualcuno mancano, mentre altri si rendono conto che possono farne anche a meno.
Chi ha vissuto gli anni '70 potrà ricordare un periodo particolare della nostra vita: gli anni cupi del decennio e l'austerità mirata a contenere il consumo energetico. Nel decennio successivo, i mitici anni '80, invece si volta pagina, diventiamo a poco a poco più ottimisti, spensierati, volti alla modernità e, non per tutti, alla frivolezza.
Io mi ricordo molto bene quanta gente frequentasse Monasterolo Casotto negli anni '70, anni di crisi, e come nel decennio successivo il paese abbia invece iniziato a spopolarsi: non aveva perso le sue caratteristiche e la sua bellezza, semplicemente era nell'idea di molti più "elegante" frequentare le località rinomate, anche e soprattutto quelle lontane dal nostro bel Paese, l'Italia! La gente del posto ha continuato la sua vita, sapendo che il mondo non gira sempre come vorresti tu: caparbietà della gente di campagna, abituata a rivoltarsi le maniche e ad adattarsi.
Uno di questi giorni ho sentito per telefono mio cugino che non ha mai abbandonato Monasterolo e abbiamo avuto un pensiero comune: chissà che questa nuova realtà non induca qualcuno a scegliere nuovamente questo paese come meta di vacanze o magari come residenza permanente!! Si, perché Monasterolo Casotto offre sempre le stesse cose che, adesso, diventeranno fondamentali per molti: la pace, la tranquillità; la possibilità di incontrare la gente del posto, ma anche di starsene soli a contatto con la natura che ci circonda; un negozietto per la quotidianità e niente più; nessuno stress di dover apparire, di cercare il ristorante stellato o di prendere l'aperitivo in un locale esclusivo. Non spaventatevi, non sto dicendo che vivrete nel nulla, avrete parecchie cose da fare e la "vita" sarà a nemmeno mezzora di auto.
TV e quotidiani parlano tanto di come il virus cambierà le nostre vite: se veramente vorrete provare "si viveva meglio quando si stava peggio" (dove peggio è molto soggettivo) Monasterolo vi aspetta e io sarò ben contento di accogliervi nella casa di famiglia per vivere un'esperienza reale.


martedì 28 gennaio 2020

Forest bathing


A volte mi viene da sorridere leggendo articoli che illustrano ricerche su argomenti che suonano davvero banali. Ma evidentemente non per tutti è così. Mi riferisco, ad esempio, al "forest bathing" (per i giapponesi shinrin - yoku), una pratica di benessere che invita semplicemente a camminare in un bosco, privandosi di qualsiasi cosa possa arrecare disturbo alla quiete dei sensi e dell'anima.
Una pratica assolutamente consigliata in qualsiasi stagione, in grado anche di alleviare sensazioni d'ansia e prevenire stati depressivi in modo del tutto naturale: passeggiare lentamente, respirare con il diaframma, rilassarsi assaporando e ascoltando profumi e suoni della natura.
Io mi ritengo una persona fortunata perchè, pur essendo nato e cresciuto in una grande città - la mia bella Turin - ho avuto la possibilità di passare molto tempo a Monasterolo Casotto: grandi pedalate, capanne costruite ai piedi di un grosso albero di castagno, inverni passati con gli amici a sciare nei boschi dopo essersi "battuti la pista", lunghe camminate alla ricerca dei funghi (poi sapientemente cucinati dalla nonna…).
Eravamo già dei precursori del "bagno nella foresta" e, prima di noi, i nostri genitori, i nostri nonni e bisnonni: forse tutta questa saggezza contadina deriva proprio dall'avere la mente libera e la dovuta tranquillità nell'affrontare qualsiasi avversità.
E ancora adesso, anche se il tempo è sempre tiranno, quando raggiungo il paesello riesco sempre a rilassarmi e a staccare la spina! Pensate che stia esagerando? Non mi credete?
Allora vi aspetto a Il gril avocat per provare in prima persona! E poi mi farete sapere...

  

venerdì 17 gennaio 2020

Riso, castagne e latte


Questa minestra fa parte di quelle antiche ricette tipiche della tradizione delle zone montane della nostra Regione: riso e latte, con aggiunta di castagne secche, che conferiscono a questo piatto una maggior cremosità e gusto.
Utilizzando le classiche castagne bianche (seccate nel seccatoio, come si dice a Monasterolo nello scau), bisognerà avere cura di tenerle in ammollo per una notte, farle asciugare per poi poterle cuocere.
Ingredienti per 6 porzioni (anche se in casa nostra questa bontà piace e con un paio di bis abbiamo mangiato in 4):
  • 250 gr. di castagne secche
  • 200 gr. di riso
  • 750 ml di latte
  • 30 gr. di burro
  • sale qb.
Mettere le castagne in acqua fredda sino a coprirle, salate e portate a bollore, cuocendole per circa 10 minuti, quindi ritiratele e sgocciolatele. In una casseruola versate il latte e 750 ml di acqua, portate a bollore, aggiungete le castagne, mescolando ogni tanto, per circa un'ora e mezza; quando le castagne risulteranno abbastanza morbide, unite il riso e cuocete per altri 10/15 min (dipende dal tipo di riso).
Poco prima di levare la casseruola dal fuoco, mantecate il composto con il burro.
Servitela ben calda in tavola: la consistenza della minestra sarà densa e cremosa con sapore delicato e un po' dolce, una vera squisitezza.
E, naturalmente, buon appetito!