domenica 28 giugno 2020

Carpione che passione!



Gipo Farassino, cantautore torinese del passato, raccontava di un prete che, durante la messa, al posto del vino dolce aveva trovato un vino acido e, così, aveva finito per gustare "nos-sgnor 'n carpiun".
Quando arriva l'estate e i primi caldi, in Piemonte si inizia a pensare al carpione: un tipo di marinatura con aglio, aceto (destin gram), cipolle e salvia in cui verdure, uova, carne o pesce precedentemente fritti vengono fatti riposare per almeno un giorno prima di gustarli freddi.
Nella nostra Regione il carpione prevede uova, zucchine e cotoletta impanata, ma in alcune zone vengono anche usati i pesci di acqua dolce (noi abbiamo preparato la trota perchè ci piace tanto). Questo piatto è un cibo della tradizione contadina, probabilmente arrivato in città grazie alle donne di provincia che andavano a servizio in cucina nelle case della borghesia torinese. Negli anni 60 e 70 a Torino il carpiun, insieme alle anciove al verd e ai tumin elettric, era uno dei piatti tipici di piole e bocciofile lungo il Po.
Come posso dimenticare le serate passate con gli amici, alla fine degli anni 70 e inizio 80, alle vecchie Cantine Risso? Una vera piola (differente dal ristorante che c'è oggi) dove a quelle prelibatezze si abbinavano pintun di barbera imbevibili (figlia di quei tempi) o freschi bianchi frizzantini, accompagnati immancabilmente da grilet 'd bagigie. E ancora le chiacchiere casuali con i vejot habitué... Ecco serviti tutti gli ingredienti per creare un'atmosfera insieme unica e famigliare.
Se non avete mai provato il carpione non dovete aspettare oltre...e buon appetito!



sabato 13 giugno 2020

Urtije

" Lei sa che ogni letto di sposa
è fatto di ortica e mimosa"



Così cantava Fabrizio De Andrè, proprio a sottolineare il fastidio provocato quando si viene a contatto con le ortiche: bruciore e prurito!
Non tutti i mali vengono per nuocere, così questa pianta è anche nota per le sue proprietà medicinali, per la preparazione di pietanze e, nel passato, per l'uso nel campo tessile. Mi ricordo ancora quando mia nonna mi mandava a raccoglierle per poi preparare semplici piatti della tradizione contadina: delle vere leccornie!
Il mio preferito era il risotto alle ortiche che recentemente la mia dolce mogliettina ha cucinato.
Ricetta per 4 persone:
320 gr riso
150 gr foglie di ortica
100 ml di vino
1 cipolla bianca
brodo vegetale
40 gr burro
60 gr parmigiano
sale e olio
Preparare le verdure per il brodo vegetale aggiungendo alcune foglie d'ortica: quando è pronto, frullare il tutto ottenendo un composto cremoso. A parte far sbollentare le ortiche mondate (in particolare eliminare il gambo) per pochi minuti, scolarle e tritarle. In un tegame di medie dimensioni far soffriggere per pochi minuti la cipolla precedentemente tritata, unire il riso e farlo tostare sfumando con del vino bianco (anche se noi abbiamo usato quello rosso di nostra produzione).
Aggiungere poco alla volta il brodo vegetale e quando si è circa a metà cottura incorporare le foglie di ortica precedentemente tritate. A fine cottura mantecare con burro e parmigiano.


  
Nel periodo primaverile/estivo non perdete l'occasione per preparare anche la frittata di ortiche, da gustare sia calda che fredda, magari abbinandola con un buon aceto di vino rosso ( destin gram).
Preparazione: in una terrina sbattete leggermente 6 uova e un pizzico di sale. Pulite e lavate le ortiche (con i guanti, mi raccomando) in modo da ottenere circa 150 gr  di punte pulite: insaporitele per 10 minuti in una padella, dopo aver scaldato 3 cucchiai d'olio. A metà cottura versare anche le uova sbattute e far dorare la frittata da entrambi i lati.



L'ortica ( nettle - nessel - ortie ) si può utilizzare anche per altre ricette, ma il mio intento è quello di incuriosirvi e avvicinarvi a questa gustosissima erba...ma non troppo, mi raccomando!

mercoledì 3 giugno 2020

Destin gram


Spesso l'aceto è un prodotto sottovalutato a cui non si attribuisce l'importanza che meriterebbe: un buon aceto modifica e impreziosisce il sapore di svariati piatti della cucina italiana. Uno dei piatti tipici  della tradizione contadina piemontese è il carpione (di cui vi parlerò in un altro post) di cui esistono parecchie varianti: nel basso Piemonte si parla di zucchine, uovo in camicia o fritto e la milanese di vitello.
 Una componente che rende l'aceto un prodotto di valore è il tempo, sempre più prezioso, per la società dei nostri giorni. Infatti occorre una gran dose di pazienza per produrre aceto con il metodo tradizionale: è necessario del buon vito (www.cascinasanteufemia.it) che viene posto a riposare in botti di legno, senza fretta, per almeno un anno intero; il processo viene accelerato con l'aggiunta della madre, una sostanza solida di consistenza vischiosa che si forma nell'aceto stesso.
L'aceto prodotto con questo metodo ha il pregio dell'essere naturale, anche se non ha caratteristiche costanti: infatti a volte può risultare opaco e può cambiare il colore con la stagione.
Come in tutte le passioni, ti lasci prendere e vuoi fare nuovi esperimenti…, così sono arrivato a produrre piccolissime quantità di aceto di vino aromatizzato, ottenuto (nel mio caso) mettendo in macerazione erbe, foglie o solamente frutti di diverse essenze.
Uno dei miei primi esperimenti è stato con il timo selvatico raccolto nel sottobosco, mentre ultimamente ho utilizzato le bacche e le foglie di mirto piantato in giardino qualche anno fa.