mercoledì 3 giugno 2020

Destin gram


Spesso l'aceto è un prodotto sottovalutato a cui non si attribuisce l'importanza che meriterebbe: un buon aceto modifica e impreziosisce il sapore di svariati piatti della cucina italiana. Uno dei piatti tipici  della tradizione contadina piemontese è il carpione (di cui vi parlerò in un altro post) di cui esistono parecchie varianti: nel basso Piemonte si parla di zucchine, uovo in camicia o fritto e la milanese di vitello.
 Una componente che rende l'aceto un prodotto di valore è il tempo, sempre più prezioso, per la società dei nostri giorni. Infatti occorre una gran dose di pazienza per produrre aceto con il metodo tradizionale: è necessario del buon vito (www.cascinasanteufemia.it) che viene posto a riposare in botti di legno, senza fretta, per almeno un anno intero; il processo viene accelerato con l'aggiunta della madre, una sostanza solida di consistenza vischiosa che si forma nell'aceto stesso.
L'aceto prodotto con questo metodo ha il pregio dell'essere naturale, anche se non ha caratteristiche costanti: infatti a volte può risultare opaco e può cambiare il colore con la stagione.
Come in tutte le passioni, ti lasci prendere e vuoi fare nuovi esperimenti…, così sono arrivato a produrre piccolissime quantità di aceto di vino aromatizzato, ottenuto (nel mio caso) mettendo in macerazione erbe, foglie o solamente frutti di diverse essenze.
Uno dei miei primi esperimenti è stato con il timo selvatico raccolto nel sottobosco, mentre ultimamente ho utilizzato le bacche e le foglie di mirto piantato in giardino qualche anno fa.

   

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